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Italian Records per un Rock nazionale

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Data

agosto ’80

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Italian Records è un drink tricolore da sorbirsi alla salute del movimento new wave cresciuto e sviluppatosi tra i confini nazionali con ben distinte energie e tensioni. Questi vengono da Bologna che è stata la culla delle nuove generazioni di musicisti imparentati con la diversità, con la saporita vena di follia, con il gradevole gusto dell’improvvisazione e della sorpresa, gettate in un calderone dove nel giro di un paio d’anni si sono affinate, evolute e affermate le qualità più strettamente musicali e tecniche, frutto di lunghi e duri tirocinii tra cantine, garages, teatrini e una montagna di indifferenza mista a perplessità. La piccola label bolognese della Italian Records, sita in via S.Isaia, 49, si è distinta per un lavoro e meno avventurista di altre etichette cosidette specializzate, rapide e zelanti solo nel cavalcare la tigre della novità, nel rapire e tentare una comcentrazione del neonato movimento urbano. I sei 45 pubblicati e i quattro album che dall’inizio dell’anno si sono diffusi e sono penetrati grazie alle radio e alla stampa sul mercato, hanno una linea concettuale comune che sembra rifiutare a priori la demenza di grana grossa, lo slogan e le boutades fini a se stesse, per scegliere una via magari impopolare ma di sagacia e di intelligenza: sembrerebbe addiruttura che alcuni di quei dischetti vogliano allinearsi a certe tendenze elettronico-computerizzate di case madri per lo più inglesi, leader assolute nel settore dell’invenzione spicciola e della trovatina spiritosa ‘usa e getta’. All’analisi della materia scuote ad esempio la carica anfetaminica e leggermente inconsulta dei Gaznevada, una specie di shock, incuriosisce ed alletta la dinamica dello Stupid Set che rivede e corregge un classico come ‘Hello I love You’ dei Doors e commenta tra incubi sintetizzati la possibile musica degli anni ’80, mentre il redivivo Massimo Villa, acuto osservatore e critico dei…. Degli altri si ammira la diabolica verve dei Confusional Quartet che diverte e sollecita la fantasia per rintracciare i resti di una ‘Volare’ completamente stravolta; gli Art Fleury di Brescia, sono raffinati e signorili, agghindati e vaporosi, solo a tratti eccessivamente ermetici e nelle pretese autarchici, mentre i Luti Chroma provano a spupazzarsi una nuova innocua versione della ‘bambolina’, già innalzata nelle…. Tra gli Lp da segnalare una più lunga e fervida digerssione dei Confusional Quartet, un’intricata prova degli Art Fleury, che comunque si sentono a proprio agio nella giungla degli strumenti accavallati o nelle radure di avvicinamento al silenzio, un solido passaggio di blues elettroacustico con il gruppo dell’armonicista Andy J. Forest, l’unico prodotto a differenziarsi e a ricollegarsi a qualcosa di comune e facente parte dell’onda normalizzatrice. Vera ghiottoneia (si fa per dire) destinata a collezionisti e a feticisti è un album di tentativi degli Skiantos, composto di inediti, apparteneti al periodo pre-industriale, intitolato con chissà quanta dose di realismo, Inascoltable. Bravi compatrioti, il rock si fa anche così: avete seppellito i pur giovani eroi della musica comunemente prodotta e sperate nell’eversione dei moduli correnti. Magari ci riuscirete, da Bologna, ostentando incredibilmente il simbolo del tricolore, della bandiera della nazione, presente come marchio su tutti i dischi.

Enzo Gentile (Discoteca HI-Fi)

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