Oderso Rubini nasce come produttore musicale e talent scout dell’Italian Records, l’etichetta che segna il mondo rock alternativo italiano. La storica dicitura ‘Produced by Oderso’, era la firma che compariva sul retro copertina di numerosi dischi durante gli anni ‘80, garanzia di qualità, sorpresa e rinnovamento del linguaggio ed oggi spesso considerati dei piccoli gioielli sonori, oggetto di numerose ristampe in Italia e all’estero. Alla fine degli anni '80 fonda con l'altro 'soluzionista' Stefano Bonagura l’etichetta Stile Libero (musica strumentale) e diventa produttore per Virgin Dischi. Esplora molti aspetti del mondo dell'educazione, della comunicazione e dell’arte come imprenditore, videomaker, media designer, docente ed infine editore. Fondatore e presidente dell’Associazione WeLoveFreak, costituita assieme alla famiglia per valorizzare e divulgare il grande patrimonio culturale di Roberto ‘Freak’ Antoni, e dell'Associazione Beatstream per continuare a esplorare il rapporto tra arte e tecnologia, è stato via via affascinato dal suono del sintetizzatore Moog (1973), segnato dalla collaborazione con John Cage (Alla ricerca del silenzio perduto-1978), estasiato dalla trasgressione del punk e dalla successiva evoluzione new wave (1977-1985), sedotto (o quasi) da ogni genere musicale fino all'inevitabile incontro con il Settimino di Ocarine e la 'filuzzi', inizio di una nuova sfida tra tradizione e innovazione...
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NEL BAZAR DI HARPO. L'ITALIAN RECORDS DI....
Certo, i Gaznevada, il Confusional Quartet, gli Skiantos. Certo, la Bologna Rock degli ultimi anni Settanta. Ma cosa sarebbe stato di tutto questo caos culturale se non fosse esistita una figura come Oderso Rubini? Se ancora oggi al capoluogo dell'Emilia-Romagna è attribuito il ruolo di capofila nella rinascita del rock italiano durante la rivoluzione punk e post-punk, gran parte del merito lo si deve attribuire proprio a Rubini. Uno che Bologna la viveva sulla propria pelle, cercando i condotti d'aria necessari per mettere in piedi progetti culturali di vario tipo.... >
«La Bologna di quegli anni era uno di quei luoghi spazio-tempo (molto rari nell'arco della normale vita umana) nel quale bisognava aver la fortuna di essere. Ci stavi dentro e ti sembrava che non potesse esserci altro modo, momenti che molti sognano di vivere e che pochi (grazie capitano Kirk) realmente riescono a vivere. Un sacco di emozioni, di sensazioni forti, grande intensità, nessun limite alla fantasia, ma soprattutto l'idea di provare a non farsi rubare la vita. Poi sono arrivati quelli che molti definiscono gli "Anni di piombo", ma noi, intrisi dalle avanguardie artistiche del Novecento,, abbiamo continuato a pensare che la vera rivoluzione poteva nascere solo dalla creatività».
Parla spesso al plurale, Rubini, perché la Bologna Rock è stata un'esperienza condivisa, collettiva, in cui ogni voce (anche la più dissonante) trovava il proprio spazio per prendere la parola.
#RAFFAELE MEALE/FUORI I COMPAGNI DALLE BALERE/2015/ARCANA